Due mesi fa, durante una presentazione a Condove de Il museo della pioggia di Renato Scagliola, in compagnia del gruppo folk Cantambanchi, un gruppo di volontari ANPI ci ha accompagnati a visitare il nuovissimo Museo della Resistenza di Condove-Caprie.
Una immersione nella storia, che ci ha regalato una piacevole sorpresa all’uscita 🙂
Sotto, il testo integrale dell’articolo che abbiamo scritto, già pubblicato sulla rubrica Sul filo della memoria (Torinosette, La Stampa, 26/6/2015).
Luigi Falco, detto Gin
Quando si va ad abitare in un paese nuovo, soprattutto se piccolo, tra le prime preoccupazioni c’è sempre quella di essere ben accolti dalla comunità.
Noi, Nica e Daniele, dopo un lungo viaggio in bici attraverso l’Italia, a scovare quel “popolo che manca” -che Nuto Revelli trovava a fatica nelle campagne piemontesi ormai mezze abbandonate tra gli anni ‘60 e ‘80-, che più spesso si rifugia nei piccoli centri, abbiamo deciso di lasciare la città su 2 Ruote di Resistenza per trasferirci in Valle di Susa.
Non poteva capitare migliore occasione di conoscere il paese della presentazione di un libro nella centralissima chiesetta di San Rocco, un tempo dedicata a Santa Maria del prato, un gioiellino romanico incastonato tra un parcheggio e un campo di basket, probabilmente primitivo insediamento cittadino. Da lì è scaturita una ridda di nuove conoscenze, tutte di peso, e l’invito a visitare il nuovissimo Museo della Resistenza appena aperto dalla sezione Anpi Condove-Caprie. La location è suggestiva a prima vista: le ex Officine Moncenisio, per tutti la Monce, una struttura imponente che scorre su buona parte di via Torino. In piedi dal 1906 con il nome di “Società Anonima Bauchiero”, fu per anni il centro industriale più importante della Valsusa nella produzione di materiale rotabile ferroviario, proprio quando la rete ferroviaria italiana era diventata statale.
Dotato di forte spirito imprenditoriale, il fondatore Fortunato Bauchiero (il cui busto è oggi di fronte al museo) costruì attorno alla fabbrica case e villette per operai e impiegati, un poliambulatorio, la mensa aziendale, le scuole professionali, nello spirito del capitalismo ottocentesco. Fin dalla prima guerra mondiale la fabbrica si dedicò alla produzione bellica, ma nel secondo conflitto mondiale fu anche importante sede del CLN: punto di appoggio per le autoblindo dei tedeschi, era anche il luogo in cui, con il consenso degli operai, veniva redatto il giornale clandestino “Gioventù operaia”. Era Enrica Morbello a scrivere le pagine che invogliavano i giovani della valle a diventare partigiani. Quando la sua attività clandestina divenne troppo pericolosa ed era forte il desiderio di combattere accanto al marito Dino, lei, imbracciando un fucile con cui non avrebbe mai sparato, salì in montagna con il nome di Fasulìn e lì rimase fino alla Liberazione. E tra le continue salite e discese tra i monti le capitava spesso di incontrare, al distaccamento di la Roxi -della 114° brigata Garibaldi- il partigiano Gin, Luigi Falco, con il quale condivisero il dramma dell’eccidio nazista del ‘44 a Maffiotto, dove caddero dieci compagni, e ancora, a cinque giorni dalla Liberazione, quello avvenuto nella conca di Vaccherezza, dove ne caddero sedici, di uomini.
Montagne incantevoli, ormai quasi disabitate, stuprate da una vergognosa guerra, e dove l’eco urla ancora il dolore dei giovani caduti.
Lo scorso 23 maggio siamo saliti a Mafiòout (Maffiotto), una delle
tante borgate di Condove, a oltre mille metri di altezza, per commemorare i caduti civili e i partigiani del ‘44: incastarata in mezzo a verdi monti, tra Condove e Borgone Susa, è immersa nel silenzio, dei vecchi abitanti non c’è più nessuno, la stradina attraversa le case in pietra, molte ormai solo carcasse, e finisce in un piccolo cimitero, lo specchio capovolto di quello che un tempo è stata la vita di questo borgo.
Di fronte al museo, giù in paese, una lapide, eretta nel ‘46 per volontà di Enrica Morbello, porta impressi i nomi dei Caduti partigiani.
Il Museo della Resistenza di Condove è la memoria di questi posti, i volontari si impegnano per mantenerne viva la storia e porgerla alle nuove generazioni: registri, documenti, diari, uniformi, scarpe, mappe, manifesti di guerra, fotografie ne sono la testimonianza.
Appena fuori dal museo, inebriati quasi da tanta storia, una volontaria dell’ANPI ci indica sulla strada un signore che cammina lento e ricurvo, lo salutiamo e lui si volta presentandosi: – Piacere, Luigi Falco. Quel Luigi Falco, il commissario Gin. Ultranovantenne, è uno degli ultimi partigiani viventi di Condove, uno dei pochi che nella Valle di Susa possa ancora raccontare questa storia. E ce la racconta con entusiasmo. Al ricordo dei compagni scomparsi a Vaccherezza, i suoi occhi diventano lucidi ma non si stanca di raccontare, guardando lontano, verso quelle montagne di fronte…