L’oro nero lucano si veste di verde

This land is my land” cantava Woody Guthrie (e vi consigliamo di ascoltarla mentre leggete).
Oggi, invece, la terra ci appartiene solo quasi nella misura in cui ci dà soldi. Non cibo, come era una volta, ma denaro.
Chi nasce in Basilicata sa che prima o poi potrebbe scegliere di abbandonarla. La consapevolezza matura dopo gli anni dell’Università -per chi ha la fortuna di farla-, forse perché è la prima esperienza vera di emigrazione e come tale contribuisce a disvelare la realtà, più nera del verde.
Un polmone verde, si dice appunto della Lucania, riserva immensa di acqua di alta qualità, una regione tutta da scoprire -vedi Matera 2019-, si affaccia su due mari e quindi tour coast to coast a iosa, si riscopre il dialetto lucano -come se ce ne fosse uno soltanto-, insieme a tante tradizioni ormai estinte, vomitate come tante filastrocche da sindaci avidi di aiuti dall’Europa, o di compensazioni. Purché siano soldi, che tengano buona la gente e scarichino voti nelle loro tasche mai sazie.

Con gli anni il colore verde della bella Lucania è diventato nero: dal 1996 si estrae petrolio senza tregua, siamo ormai ai 185.000 barili al giorno, Viggiano in testa, il paese delle arpe e della Madonna nera.
Le commistioni tra il sacro e il profano sono ancora forti in questa terra, ma forse non tutti sono più disposti a credere che la Madonna bizantina li protegga dal mare di petrolio che sta pian piano inquinando l’acqua, le falde acquifere, la terra, i prodotti agricoli, gli animali. È cominciato, come sostiene l’antropologo Enzo Alliegro, da anni un processo di lenta alienazione degli abitanti dalla terra che li ha partoriti: anche chi non emigra prende le distanze, insomma, mentre il resto sopravvive, prima con la speranza di voler cambiare le cose, poi con l’illusione di un lavoro dignitoso e tappandosi occhi e orecchie di fronte ai danni di cui tutti siamo responsabili, sia chi va via sia chi rimane.

Nell’estate del 2014 abbiamo cantato, suonato e mangiato sulle rive dell’invaso del Pertusillo: un paesaggio spettacolare, dove la bellezza si perde a vista d’occhio, ma dove la vita lotta con la morte, dove il colore cristallino dell’acqua non esiste più, dove si respira la tristezza di chi sa che non può più bere la sua acqua e lavora al Centro Oli di Viggiano per vivere, dove si vive il senso dell’ineluttabile, solo in parte affievolito dalle note felici delle tarantelle.

13-16 agosto: Trecchina-Montemurro e un po’ di Oppido Lucano

La democrazia, la dignità delle persone, i diritti civili, in un tempo non troppo lontano dal nostro camminavano forti sulle loro gambe.

Siamo certi che oggi sia ancora così?
Il petrolio risolverà i problemi dello sviluppo, porrà le basi per il suo stesso superamento, sostengono da tempo gli strateghi. Ma può davvero l’oro nero essere il motore della green economy? Crediamo proprio di no: se una cosa è nera non può diventare verde! 🙂
La Basilicata è oggi un territorio occupato, consumato dalle multinazionali, che operano in connivenza con alcuni poteri politici, occultando le informazioni e frammentando così il territorio, così che la gente non sappia più dove sta la verità: una sospensione della democrazia, e non siamo solo noi a sostenerlo ma la riflessione arriva dall’antropologo Alliegro. Addirittura la Cgil ha individuato il rischio di una eccessiva dipendenza dei bisogni della popolazione dai guadagni provenienti dall’attività estrattiva.

Qui per esteso l’articolo che ha dato origine a questa nostra breve riflessione.

Lucani, riprendiamoci la nostra dignità, e così, la nostra terra.

 

 

 

 

 

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Siamo uomini o bot? *